#27

 

UN MONDO SENZA HULK

 

PARTE SECONDA

 

LEGAMI DI FAMIGLIA

 

Di Carlo Monni (con il contributo di idee e concetti di Mickey)

 

 

1.

 

 

            Ci sono cose su cui non si ha alcun controllo, cose che accadono senza che si possano impedire, anche se lo vogliamo disperatamente, eventi che ci travolgono come uno tsunami lasciandoci in loro completa balia.

            L’uomo di nome Robert Bruce Banner conosce bene questa sensazione: l’ha accompagnato per buona parte della sua vita e la riconosce negli occhi della ragazza che si fa chiamare Carmilla Black, un’adolescente che nel giro di poco tempo ha visto andare in frantumi tutte le sue certezze. Prima ha sviluppato strani poteri, poi i suoi genitori sono stati brutalmente uccisi, quindi ha appreso di essere in realtà la figlia di Monica Rappaccini, leader dell’organizzazione terroristica chiamata A.I.D. e che quelli che credeva essere i suoi genitori l’avevano solo adottata. Come se non bastasse, ha scoperto che la stessa cosa che le ha dato i suoi superpoteri la sta anche uccidendo. Infine, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la rivoluzione finale.

-C’è un solo motivo per cui nei tuoi geni ci può essere la chiave per guarirmi.- afferma Carmilla rivolta a Bruce -Un solo motivo a cui riesco a pensare: tu sei mio padre.-

            Bruce sospira e si rivolge a Monica Rappaccini al suo fianco:

-Hai davvero una figlia molto sveglia.-

-È mia figlia dopotutto.-replica lei.

-Allora è così?- continua la ragazza -Mia madre è una psicopatica amorale e mio padre è l’Incredibile Hulk? Ed io che credevo che le cose non potessero essere peggio di così.-

-Psicopatica amorale è una definizione un po’ cruda.- commenta, pacata, Monica.

-Ma sostanzialmente esatta.- ribatte Bruce sarcastico, poi si rivolge a Carmilla -Ascolta, figliola, fino a stasera ignoravo del tutto la tua esistenza, ma ora credo che sia meglio mettere da parte queste questioni almeno per un po’ e concentrarci sulla tua salvezza.-

-Dagli retta, Thasanee.- interviene Monica -Bobby… voglio dire Bruce… sa quel che fa.-

-Non chiamarmi così.- ribatte la figlia -Il mio nome è Carmilla, Carmilla Black.-

-Il tuo vero nome è Thasanee Rappaccini e sei mia figlia. Questi sono dati di fatto che non puoi cambiare.-

            Bruce sospira: un conflitto familiare, un concetto a lui ben noto purtroppo.

 

            Leonard Samson è abituato alle cose più strane ormai e vedersi capitare a casa il ragazzo afroamericano che ora è sdraiato sul suo divano è la meno strana di tutte.

-Su…- gli dice -Una tazza di caffè caldo ti farà bene.-

            Il giovane si mette a sedere e dopo aver bevuto un sorso dice:

-Non sono affatto sicuro che la caffeina sia quello che mi ci vuole adesso.-

-Male non ti farà di certo. Ti credevo morto Jim. Sono anche stato al tuo funerale[1] ed ecco che piombi a casa mia mezzo nudo nel cuore della notte.-[2]

-E invece sono ancora vivo.- replica Jim Wilson -E forse sarebbe stato meglio se non lo fossi.-

-Che intendi dire?- chiede lo psichiatra dai capelli verdi temendo la risposta.

-Senza che nessuno lo sapesse, quelli del Pantheon mi hanno iniettato un farmaco sperimentale derivato dal sangue di Hulk. Mi ha curato dall’AIDS ma ha anche avuto un non troppo simpatico effetto collaterale.-

-Ovvero?-

-Non lo indovini?-

            Gli occhi di Jim Wilson diventano rossi e brillanti, poi il suo corpo inizia a mutare.

 

            C’è qualcosa di decisamente surreale nella scena: un uomo ed una donna dalla pelle verde che parlano tranquillamente seduti nel salottino di uno chalet tra i monti del New Mexico, Lui ha una testa sproporzionata rispetto al resto del corpo, lei ha un fisico statuario e indossa una tuta aderente nera che le lascia scoperte braccia e gambe.

-Allora, Capo...-.dice la donna -… parlavi di conquistare il Mondo. Un progetto ambizioso. In molti hanno provato a realizzarlo in passato e tutti hanno fallito, compreso te. Cosa ti fa pensare che stavolta ce la farai?-

-Questa è davvero una buona domanda, Betty.- risponde l’uomo conosciuto come il Capo -Una buona risposta potrebbe essere che ho un’intelligenza davvero superiore e sono anche un attento pianificatore. I miei piani sono già in azione da tempo e nessuno se n’è accorto.-

-Ammesso che sia vero e che funzioni…- ribatte Betty Ross -… cosa ti fa pensare che accetterò di aiutarti?-

-In realtà non ho mai pensato di chiedere il tuo aiuto… non nel senso che intendi almeno. Come ti ho detto, mi interessa essere io ad aiutare te ad esprimere il tuo vero potenziale, a trovare la tua strada. Sono molto curioso di vedere che direzione prenderai, io mi limito solo ad indicarti alcune scelte.-

-Sei un tipo divertente, Sam. Posso chiamarti Sam, vero?-

-Prego. Nessuno mi aveva definito divertente prima d’ora. Sei decisamente cambiata, Betty.-

            Betty fa un sorriso divertito e replica:

-In meglio, Sam, decisamente in meglio.-

 

 

2.

 

 

            Jim Wilson si è appena trasformato in una versione rossa di Hulk e sembra davvero arrabbiato:

-Hulk spacca!-

            Questa frase familiare è accompagnata da un pugno che sfascia un tavolino di mogano.

-Ascolta Jim…- prova a dire Len Samson.

-Non c’è Jim, c’è solo Hulk!-

            Il pugno non giunge inaspettato per Doc Samson, il che non vuol dire che gli piaccia esser fatto volare per tutta la stanza sino a sfondare una parete e ritrovarsi all’aria aperta.

            Lo psichiatra super potenziato si rimette in piedi scuotendosi di dosso dei calcinacci.

-Hai idea di quanto mi sia costata questa casa, ragazzo?- dice al gigante scarlatto davanti a lui -Non mi piace l’idea che tu me la demolisca pezzo per pezzo. Che ne dici di portare la lotta all’aperto?-           

            Per tutta risposta l’Hulk Rosso ringhia e lo carica. Samson riesce ad evitarlo di misura scartando di lato.

-Direi che hai davvero un sacco di ostilità repressa, Jim.- gli dice.

-No Jim, Hulk Rosso.-

-E hai anche un dialogo molto limitato. Immagino che non serva chiederti di parlare un po’ di quel che ti sta accadendo.-

-Tu nemico, io spacco te.-

-Vocabolario limitato e sintassi pessima, dovremo davvero lavorarci sopra sai?-

            Mentre continua a parlare Samson evita i colpi dell’Hulk Rosso e quando vede che si è scoperto troppo gli sferra un potente uppercut al mento sbattendolo a terra.

-Spiacente amico, ma non mi hai dato scelta.-

            Con un cupo brontolio il suo avversario si rialza e Samson sospira.

 

            Pentagono, Contea di Arlington Virginia a pochissima distanza da Washington D.C. il cuore e l’anima della Difesa americana. L’’ex generale Thaddeus E. “Thunderbolt” Ross è stato in questo posto un sacco di volte quando indossava la divisa dell’Aviazione ma non vi ha mai avuto un ufficio ed è paradossale che l’abbia ottenuto proprio ora che è in congedo, un congedo forzato e con disonore. Si sarebbe immaginato quando era uscito dall’Accademia che la sua carriera sarebbe finita in questo modo? Ne sarebbe valsa la pena per la vita di Betty ma non sa più nulla di lei adesso, non sa se ha fallito oppure no.

            Ora, però, ha la possibilità di riscattarsi, l’ultima della sua vita, e non può lasciarsela scappare

-Thunderbolt Ross.-

            La voce improvvisa lo fa trasalire e lo riporta alla realtà. Ross si volta di scatto per vedere un uomo dai capelli brizzolati dell’apparente età di cinquant’anni che indossa l’uniforme della Marina

-Contrammiraglio Henry H. Nelson, capo della Divisione Minacce Superumane della D.I.A.-[3]  si presenta.

-Ah, lei sarebbe il mio capo.- commenta l’ex generale facendo istintivamente il saluto militare

-Tecnicamente lei è un consulente civile e dipende direttamente dal Sottosegretario ma… sì, potremmo dire che in un certo senso sono il suo capo.- replica l’altro ricambiando il gesto.

-Se fossi ancora in servizio attivo , sarei suo superiore in grado,lo sa?-

-La cosa le crea problemi?-

-Niente affatto. I miei giorni da Generale sono passati per sempre, me ne sono fatta una ragione e so stare al mio posto.-

            Nelson annuisce ma non sa se credergli.

 

            Bruce Banner solleva il capo dal microscopio elettronico ed indica i dati che scorrono sul monitor davanti a lui.

-Credo che ci siamo.- afferma -Se i miei calcoli sono esatti, e lo sono, il composto ora è stabile e dovrebbe funzionare.-

-Magnifico!- esclama Monica Rappaccini -Sapevo di aver avuto ragione a farti venire qui, Bruce.-

-A rapirmi vorrai dire. Ma non protesterò. Ciò che conta è che tua… nostra figlia potrà sopravvivere. Anche se…-

-Cosa c’è adesso?-

-Quando si tratta del mio DNA alterato dai Raggi Gamma non c’è garanzia contro imprevedibili effetti collaterali.-

-Sciocchezze. Ho eseguito tutti i test possibili per evitarli. Sono sicura che non accadrà nulla… a parte la guarigione di Thasanee s’intende.-.

-Se ne sei davvero sicura… immagino che dovremo correre il rischio. Neanch’io intendo permettere che la mia unica figlia muoia.-

-Lo vedi, Bruce? Abbiamo ancora molto in comune.-

            D’improvviso lo bacia e dopo un attimo lui risponde al bacio. È una donna piena di grinta, bella ma anche pericolosa, pensa Bruce. Dovrà stare molto attento con lei, davvero molto attento.

 

 

3.

 

 

            Non è la prima volta che Rick Jones prova l’emozione di volare, gli era già accaduto quando per breve tempo aveva condiviso il potere delle Nega Bande col primo Capitan Marvel[4] e, come si dice dell’andare in bicicletta, certe cose non si dimenticano. Gli ci è voluto un po’ ma alla fine è riuscito ad aggiustarsi e godersi il viaggio.

            Il misterioso marchio apparso sul palmo della sua ,mano destra recentemente[5] lo sta apparentemente guidando da Bruce Banner e funziona meglio di un navigatore satellitare a quanto sembra. Rick non ha dovuto far altro che pensare a trovare il suo vecchio amico ed il marchio ha fatto il resto facendolo volare tutta la notte sino all’alba.

            Ma cos’è veramente quel marchio? Da dove viene e che tipo di potere ha?  Dovrà scoprirlo in un altro momento perché adesso sta brillando molto più intensamente ed è ovvio per Rick che il viaggio è terminato. È nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico e se Bruce è qui, deve essere in qualche posto nascosto, magari sott’acqua.

-Guidami da lui.- sussurra Rick.

            E il marchio lo ascolta. Improvvisamente il giovane si ritrova proiettato verso le acque. Nonostante l’impatto ad alta velocità non si fa nulla: è circondato da un campo di forza che gli permette anche di respirare.

            Rick si lascia guidare dalla luce emessa dal marchio e finalmente vede una costruzione davanti a sé e scommetterebbe che non è un avamposto di Atlantide.

-Bingo!- esclama.

 

            Il volto della ragazza non mostra apparentemente alcuna emozione mentre è sdraiata sul lettino e gli aghi cominciano a forarle la pelle ma Bruce indovina facilmente il suo tormento interiore da piccoli segnali come un lieve battito di ciglia o un leggero tremito delle labbra. Bruce ne è sinceramente impressionato. È sua figlia. Se la cura non funzionerà è destinata a morire entro breve tempo e lui non ne sapeva nemmeno l’esistenza sino alla scorsa notte. Decisamente non c’è Giustizia.

-Farà male?- chiede lei con tono fintamente leggero.

-Onestamente non lo so.- risponde lui -Quello che so è che non c’è alternativa.-

-A parte morire, giusto? Beh, io voglio vivere, quindi andiamo pure avanti.-

-Sei in gamba… come vuoi che ti chiami: Thasanee, Carmilla?-

-Carmilla va benissimo. È così che mi hanno chiamato i miei genitori… i miei genitori adottivi intendo,-

-Ti capisco.-

-Sai… mi riesce difficile pensare a te e lei insieme.-

            Bruce sorride e replica:

-Eravamo giovani allora e… diversi da come siamo oggi, diciamo.-

-Tu… se avessi saputo di me che avresti fatto?-

-Fai delle domande difficili eh? Mi piace pensare che mi sarei preso le mie responsabilità. Ma ora pensiamo a curarti. Pronta o no, cominciamo.-

            Gli aghi penetrano nella pelle di Carmilla Black e contemporaneamente il suo corpo è irradiato da una dose controllata di radiazioni gamma. La giovane grida e si agita sul lettino, poi si calma di colpo e c’è solo silenzio, un silenzio rotto da Monica Rappaccini:

-È…-

-Viva.- conferma Bruce chinandosi su di lei -Ha solo perso i sensi. Ora non resta che esaminare i risultati della cura e sperare che abbia funzionato.-

-Che aspettiamo allora?-

            Ancora una volta Bruce deve constatare che quella donna in genere fredda e priva di sentimenti prova davvero qualcosa per quella ragazza. Non è così fredda come vuole apparire. Una cosa da ricordare e che potrebbe essergli utile in futuro.

 

            Questo scontro potrebbe durare a lungo, pensa Doc Samson, questo Hulk Rosso è decisamente molto forte. Non ai livelli del vecchio “Hulk spacca”, ma ci va molto vicino e non è detto che, proprio come lui,più si arrabbi e più diventi forte, nel qual caso, le cose si farebbero davvero serie.

            In lontananza si ode il suono delle sirene. Qualche vicino zelante deve aver chiamato la Polizia, c’era da aspettarselo ma non ci voleva: le Forze dell’Ordine locali non sono preparate a gestire una forza della natura come l’Hulk Rosso, c’è un disastro potenziale in arrivo e tocca a lui scongiurarlo.

-Ascolta Jim…- dice Samson alzando le mani -… io non voglio combattere. Parliamo.-

            Neanche questo pugno lo coglie esattamente di sorpresa. Il suo fisico gli permette di ammortizzare il colpo ma non gli evita di essere scagliato di nuovo a qualche metro di distanza,

            Si sta rialzando quando si ode una voce dal tono nervoso:

-Fermo! Fermo dove sei!-

            Una squadra SWAT armata sino ai denti, uomini con armi pesanti ma rischiano di peggiorare le cose.

-Aspettate!- grida Samson ma la sua voce è sommersa da un ringhio dell’Hulk Rosso. Un attimo dopo si ode un colpo di arma da fuoco.

 

            Rick è ormai arrivato vicino alla misteriosa installazione sottomarina. Decisamente non è una base atlantidea. C’è un logo sormontato da una sigla, A.I.D., che non gli è familiare. Una nuova organizzazione criminale forse? Sta diventando sempre più difficile restare aggiornati su queste cose. Adesso deve trovare un modo di entrare.

            Improvvisamente si ode un suono ovattato di sirene e dalle pareti spuntano delle armi puntate su di lui e pronte a far fuoco.

            Tanti saluti alla sottigliezza, pensa Rick. Tanto vale darsi da fare. Il marchio sulla sua mano destra brilla e ne fuoriesce un raggio di energia che vaporizza istantaneamente le armi e la parete retrostante.

            Perfetto, pensa Rick e si tuffa nell’apertura.

 

 

4.

 

 

            Negli ultimi tempi la capitale dello Stato dell’Arizona si è ben guadagnata il nome che le dettero i suoi fondatori quando la eressero praticamente sulle rovine di un antico insediamento indiano: Phoenix. Come una fenice, infatti, è rinata dalle sue ceneri dopo il disastro causato dal più devastante terremoto che la sua storia ricordi,[6] Oggi i segni di quell’evento sono quasi del tutto scomparsi e la città è tornata al suo abituale tran tran… che comprende anche l’occasionale vista di una figura alata volante. Complice anche l’altezza, però, ci vuole un po’ prima che gli osservatori più attenti si rendano conto che quella che stanno vedendo non è il drago umanoide di nome Raptor, membro del supergruppo dei Rangers, ma una donna dalla pelle  verde. 

            A bordo di un elicottero di controllo del traffico ha la prontezza di fotografarla prima che scompaia all’orizzonte. La foto non è nulla di eccezionale, troppo mossa e sfocata, ma viene ugualmente inserita nei database delle forze di Polizia Statali e Federali. Ci vuole un po’ perché arrivi una risposta e non è un’identificazione sicura.

            Jack Ironhoof, agente di collegamento tra il Governo dell’Arizona ed i Rangers scuote la testa dando voce alle perplessità di tutti:

-L’Arpia? Chi diavolo è l’Arpia e che ci fa in Arizona?-

            Ha la brutta sensazione che se mai avrà una risposta, non gli piacerà.

 

            L’esperienza dovrebbe aver insegnato che sparare con delle armi comuni ad un essere con la stazza di Hulk, verde, grigio o rosso che sia, non è mai una buona idea, ma l’esperienza spesso conta poco quando entrano in gioco la paura e l’adrenalina e ti trovi di fronte un gigante arrabbiato che ti ringhia contro. C’è sempre qualche poliziotto nervoso, magari una recluta o comunque un novellino, che lascia andare troppo presto il dito sul grilletto.

            Com’era prevedibile, il proiettile non scalfisce nemmeno il Golia Rosso ma com’era altrettanto prevedibile scatena la sua reazione ed a questo punto ai poliziotti presenti non resta che colpirlo con tutto quello che hanno a disposizione… che non è abbastanza.

            Doc Samson sa che deve agire in fretta. Se Jim Wilson fosse in sé non farebbe mai del male volontariamente ai poliziotti, ma in questa forma sta sfogando anni di frustrazioni dovute ai pregiudizi razziali, all’essere diventato precocemente orfano, essere cresciuto in mezzo alla strada ed infine essersi ammalato di AIDS. Il Mondo gli ha fatto parecchi torti ed ora il Mondo deve pagare.

            Samson si interpone tra lui ed i poliziotti afferrandolo per i polsi.

-Jim, devi ascoltarmi!-

            Hulk Rosso replica solo con un ringhio, poi sbatte le sue mani insieme con forza provocando un’onda d’urto che scuote l’intera zona.

            Samson si ritrova sbalzato all’indietro e quando si rialza Hulk Rosso ha spiccato un gigantesco balzo verso l’orizzonte.

            Per fortuna ha deciso di allontanarsi, pensa lo psichiatra, ma non posso lasciarlo andar via per il suo stesso bene,.

            Inspira e poi salta a sua volta.

 

            Monica Rappaccini fissa il soffitto della sua camera da letto e dice:

-Beh, Bruce, pare proprio che ci siamo lasciati andare un po’ troppo all’entusiasmo stanotte.-

-Ecco quello che mi è sempre piaciuto di te, Monica.- replica Bruce Banner -Il tuo talento naturale per l’understatement.-

-Solo quello?- ribatte lei ammiccante.

-Beh… ovviamente no. Devo ammettere che hai decisamente altri talenti più piacevoli della tua assoluta mancanza di scrupoli e amoralità.-

-Non farmi troppi complimenti, potrei arrossire.-

            Bruce scoppia in una risata fragorosa.

-Non credo che tu ne sia capace.- replica.

-Sei davvero cambiato dai tempi dell’Università, Bruce.-

-Forse quello che vedi adesso è il vero me stesso.-

-Chissà? In questo caso…-

            Prima che la donna possa proseguire, si ode il rumore di una sirena ed una voce elettronica echeggia nella stanza.

<<Allarme: intruso in avvicinamento alla base.>>

            Monica salta agilmente fuori dal letto ed afferra la sua tunica:

-Dovremo rimandare i discorsi a dopo Bruce. A quanto pare devo occuparmi di un’emergenza. Dirigere un impero criminale è un lavoro senza fine.-

            Interessante definizione, pensa Banner mentre si riveste a sua volta.

 

 

5.

 

 

            Thunderbolt Ross si è appena sistemato alla sua scrivania che il suo cellulare squilla:

<<Ross, ha un computer a portata di mano?>> gli chiede l’Ammiraglio Nelson.

-Certo,- risponde il Generale a riposo.-Cosa c’è?-

<<Qualcosa che potrebbe interessarle.>>

            Ross si collega come gli viene detto e subito sullo schermo scorrono delle immagini che gli appaiono decisamente familiari: un Hulk Rosso in California. Non ha la minima esitazione nel classificarlo con quel nome. Dalle immagini sembra un po’ meno massiccio di quello tradizionale ma, colore a parte, è comunque un mostro Gamma senza alcun dubbio. Non è Banner a quanto sembra. Peccato che non ci siano immagini del suo volto. Magari avrebbe potuto riconoscerlo. Da quel che legge, ha creato un bel po’ di distruzione a Los Angeles e dalle parti di Orange County in California qualche tempo fa per poi scomparire.[7] È appena riapparso a Ventura, sempre in California e ha ricominciato a far danni. Tipico dei mostri Gamma: dovunque vadano, qualcuno soffre.

            Le sue riflessioni si interrompono quando vede altre immagini riprese nei cieli dell’Arizona. Sul suo volto un misto di stupore e dolore mentre un nome gli sfugge dalle labbra:

-Betty?

           

            Una volta entrato nell’installazione Rick Jones nota subito due cose: la parete alle sue spalle si sta richiudendo e l’acqua dell’oceano è immediatamente risucchiata via.

            Tecnologia di autoriparazione istantanea. Chiunque ci sia dietro a questa storia dev’essere un tipo in gamba. Il Capo per l’ennesima volta?

-Fermo dove sei, intruso!-

            A parlare è stato un tizio che indossa una tuta simile a quella dell’A.I.M.[8] ma completamente nera ed è a capo di una squadra di altri individui armati con fucili avveniristici e vestiti come lui. Qualunque cosa sia questo A.I.D. la sua specialità non è certo l’assistenza,[9]

-Non lo ripeterò un’altra volta.- intima ancora il caposquadra -Resta fermo e metti le mani bene in vista.-

            Con molta calma Rick esegue l’ordine ma ribatte:

-Vi avverto, ragazzi: sono di cattivo umore ed è meglio per voi non farmi arrabbiare. Per usare un cliché: non vi piacerei quando sono arrabbiato.-

            Dalla sua mano destra esce un raggio che disintegra il fucile in mano al caposquadra. Gli altri sparano ma ancora una volta un campo di forza protegge Rick mentre ‘energia rimbalza verso chi ha sparato.

            Potrei abituarmi a questo potere, pensa il giovane avanzando verso i suoi avversari. Con il suo potere e l’addestramento nel combattimento corpo a corpo ricevuto dall’originale Capitan America in persona non fa fatica a sopraffarli, poi afferra il caposquadra per il bavero dicendogli:

-Adesso sarò io che non mi ripeterò e se non mi rispondi subito, te ne pentirai amaramente: dov’è Bruce Banner?-

-Sono qui, Rick, va tutto bene.-

            Rick Jones si volta in direzione della voce e vede il suo vecchio amico con indosso un camice da laboratorio ed accompagnato da una donna molto attraente dai lunghi capelli corvini che indossa una lunga tunica nera bordata d’oro con spacchi laterali e generosa scollatura.

-Doc, finalmente!- esclama -Che ti è successo?-

-Non sono stato rapito, se è questo che temi, Rick.- gli risponde Banner -Sono qui di mia spontanea volontà… più o meno.-

            La perplessità e la diffidenza sono evidenti sul viso di Rick.

-Scusami, Doc… ma ne sei sicuro? Non è che ti hanno fatto il lavaggio del cervello o qualcosa di simile?-

            Bruce scoppia in una divertita risata e la donna al suo fianco interviene:

-Capisco la sua diffidenza, Mr. Jones, ma le assicuro che io e Bob… Bruce stiamo collaborando di comune accordo.-

-Ma davvero? E lei chi sarebbe, Miss…?-

            È Banner a rispondere:

-Rick… ti presento la Dottoressa Monica Rappaccini, una mia vecchia amica. Siamo soci.-

            E la sorpresa di Rick Jones è assoluta.

 

            I salti di Doc Samson non sono così potenti come quelli dell’Hulk Rosso, ma per fortuna la sua preda  è facile da seguire. Dire che non fa nulla per nascondersi sarebbe un delicato eufemismo

            Il vero problema è il posto che ha scelto per fermarsi: Avila Beach a due passi dalla Centrale Elettrica di Diablo Canyon, l’unica centrale nucleare ancora funzionante in tutta la California, un brutto posto per uno scontro tra superesseri. Forse il peggiore.

            A quanto sembra Jim vi si sta dirigendo come un pezzo di ferro attratto da una calamita. Che siano le radiazioni a fargli da radiofaro? Samson non ha il tempo di chiederselo, deve fermarlo. Da quel che ne sa di questo posto, può resistere senza danni ad un terremoto di magnitudo 7,5 della Scala Richter ma un Hulk può essere peggio di un terremoto, molto peggio

            Lo psichiatra super potenziato compie un ultimo balzo e piomba addosso al Golia Rosso  che ha già divelto le recinzioni e si appresta a colpire una parete.

-Mi spiace, Jim ma non posso lasciartelo fare.- gli dice.

            Hulk Rosso prova a scrollarselo di dosso ma Samson gli stringe il collo cercando di farlo svenire. Tentativo inutile perché il suo avversario con un ringhio se lo scrolla di dosso.

            Samson vola sopra la testa dell’Hulk Rosso e si ritrova  ad atterrare  vicino alla centrale. Alza la testa e vede il suo avversario che lo sta caricando a testa bassa.

            Samson lo evita per un pelo ma il Golia Rosso piomba contro la vicina parete sfondandola. Ora è dentro e le cose non potrebbero andare peggio.

            In quel momento si ode il rumore di aerei in avvicinamento. Le autorità stanno arrivando. Doc Samson sospira. Ha parlato troppo presto: le cose possono ancora peggiorare.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Ed eccoci giunti anche alla fine di quest’episodio. Poco da dire. Solo un paio di dovuti riconoscimenti:

1)    il Contrammiraglio Henry H. Nelson è un personaggio creato da Fabio Volino su Difensori e da me utilizzato abitualmente nella mia serie di Capitan America.

2)    Il poliziotto Apache Jack Ironhoof è stato creato da Valerio Pastore nella sua serie Rangers.

            Nel prossimo episodio: il fato di Scorpia, Hulk Rosso contro l’F.B.S.A., lo S.H.I.E.L.D. e… il Pantheon? In più… ma perché dovremmo dirvelo adesso?

            A presto.

 

 

Carlo



[1] Dietro le quinte di Incredible Hulk Vol. 1° #420 (In Italia su Devil & Hulk #27)

[2] Nello scorso episodio.

[3] Defense Intelligence Agency il principale servizio segreto miliare degli Stati Uniti.

[4] Tantissimo tempo fa nella prima serie di Capitan Marvel (Mar-Vell).

[5] Ovvero al termine di Hulk MIT #25.

[6] Quasar MIT #29 e Rangers MIT #8.

[7] Su Vendicatori Costa Ovest MIT #33/35.

[8] Avanzate Idee Meccaniche, ma lo sapete, no? -_^

[9] Gioco di parole intraducibile in Italiano tra la sigla A.I.D. e la parola Inglese aid che significa: “aiuto”, “assistenza”.